27.5.09

DIONISO


-Nella mitologia greca, figlio di Zeus e della mortale Semele; dio del vino e della vita naturale, insegnò ai mortali la viticoltura e la vinificazione. Di probabile origine tracia, dal V secolo a.C. fu conosciuto anche come Bacco e godette di un culto particolare, comprendente pratiche estatiche e orgiastiche: le sue seguaci, dette menadi o baccanti, vagavano nei boschi celebrando il dio nell'ebbrezza dionisiaca, del suo corteggio si riteneva facessero parte anche centauri, ninfe e satiri. Il culto mistico di Dioniso ricopriva un'importante funzione sociale, in quanto sublimava e simboleggiava elementi della religione che la civiltà greca aveva rimosso o superato, quali il sacrificio cruento, l'adorazione della natura, i culti fallicie i riti di iniziazione. Il culto di Bacco, o Libero, si diffuse anche presso i romani, dove i suoi misteri furono chiamati Baccanali e divennero così sfrenati da essere proibiti dal senato nel 186 a.C. Nell'arte greca, Dioniso venne spesso ritratto dai ceramografi attici con una cornucopia e tralci di vite, o col tirso e un mantello di pelle di pantera; la sua rappresentazione più nota è l'Hermes e Dioniso bambino, opera di Prassitele. A partire dal Rinascimento, il dio fu raffigurato perlopiù come dio del vino o in rapporto al mito del suo amore per Arianna, in opere celebri di artisti come Michelangelo, Caravaggio, Tiziano, Annibale Carracci e Velázquez. Per i Romani Bacco, per i Greci Dioniso, era il dio del vino e dell’estasi, perpetuamente giovane, figlio di Zeus e di Semele. La madre, avendo voluto vedere il re dell’Olimpo in tutto il suo fulgore, era stata ridotta in cenere, ma dai suoi resti carbonizzati il dio della folgore raccolse il bimbo non ancora nato, se lo cucì dentro la coscia e ve lo tenne finché per il piccolo non giunse il tempo di venire alla luce (perciò Dioniso fu chiamato anche Dimëtør, “colui che ha due madri”). Il dio aveva parecchi nomi: il più noto era Bacco (Bákchos o Iákchos, “colui che strepita”) per via del grande strepito e delle grida che facevano le Baccanti, ma era chiamato anche Lieo, Libero, Bromio, Sabazio e Zagreo. Era rappresentato come un giovane allegro e rubicondo (perché il vino dà vivacità e rende la gioventù) con in mano un tirso e sul capo una ghirlanda di pampini e d’edera.

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